sabato 15 dicembre 2012

Che cosa restera degli Anni 80? LUI!



La copertina dell'autobiografia di John.
Sfogliando la mia rivista preferita, Grazia, di cui solitamente divoro tutto, ma nello specifico le pagine riservate ad Arte e Design, nella rubrica Nota Bene trovo un’intervista a quello che potrei tranquillamente definire uno dei pilastri fondanti della mia esistenza, l’uomo che ha popolato i miei sogni di adolescente e oltre, l’idolo di una vita, che incarna da sempre l’IDEALE: John Taylor, bassista dei Duran Duran, wow!
Un’intera generazione di attuali quarantenni, o giù di lì, ha vissuto sulla sua pelle l’annosa diatriba Simon-John: tra quella che voleva sposare Simon Le Bon e la Pippa Bauda che si faceva raccomandare per  salire sul palco dell’Ariston a conoscerlo, io non ho mai avuto dubbi, come coloro che credono nell’esistenza di un essere superiore, per me JOHN C’È. 
Che poi, sull’origine di questo amore appassionato, io una teoria personale ce l’ho: basta andare indietro ancora oltre nel tempo (e nello spazio) per trovare una certa somiglianza con tal Capitan Harlock, “il pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel”, che sfrecciava tra pianeti sconosciuti e lottava contro il male, e finiva sempre a ruotare attorno al pianeta Venere in una profusione di sfumature rosa e fucsia… metafore a gogò, più delle meteoriti scansate dall’astronave spaziale!

Capitan Harlock, il pirata delle galassie!

Dall’eroe romantico, l’uomo che non deve chiedere mai, il passo successivo porta a Terence, l'innamorato di Candy Candy, quello che più tormentata di così la storia non poteva essere! 
Terence, l'amore tormentato di Candy Candy.

La parabola in crescita si conclude con André, il cavalier servente dell’ambigua Lady Oscar, anch’egli moro, capello lungo scalato, aitante e, in questo caso, prono come un tappetino…

André, il cavalier servente di Lady Oscar.
Ma è un dettaglio che non conta, perché, nell’esegesi dell’uomo perfetto, all’alba degli 80’s arriva la materializzazione in carne e ossa dei nostri sogni infantili, tramutatisi in fremiti adolescenziali: John Nigel imbraccia un basso e sale su un palco. La nostra vita non sarà mai più la stessa! 

John negli anni '80.
Metri quadri di pareti domestiche soffocate da poster inneggianti all’essere supremo, apparizioni televisive che nemmeno la Madonna ha un tale culto, macumbe indirizzate alla splendida Renée Simonsen, rea di aver carpito l’amore del mito, ma… cavolo, non ho l’età e vivo in culo al mondo, per cui un concerto me lo scordo.
Finché, solo vent’anni dopo, quando l’ardore sembrava sopito, travolto dall’evolversi delle tendenze musicali e dagli eventi della vita, succede che i nostri tornino alla ribalta e decidano di venire a suonare in Italia: una nota marca di gelati, sponsor del tour, mette in palio dei biglietti per i fortunati vincitori di un giochino scemo. Come una ragazzina idiota inizio a giocare nella speranza di vincerne un paio e, daje oggi e daje domani, dopo aver provato su tutte le date italiane, magicamente compare la scritta “HAI VINTO” (maiuscolo ovviamente): due biglietti fronte-palco sono miei!
L’urlo di gioia incontenibile arrivò perfino… al mio vicino di scrivania (sì, lo ammetto, giocavo perfino durante le ore lavorative...), che fortuitamente era anche il mio capo, il quale, roso dall’invidia, tentò perfino di farsi donare i preziosi ticket. Ma niente, non li avrei ceduti nemmeno a prezzo d’oro, figurarsi!
E così il 5 luglio 2005, sotto un acquazzone tropicale che pareva più il diluvio universale, finalmente il sogno di vedere il mio mito suonare a pochi metri da me si avvera. Mi è costato un viaggio a Roma e un cambio d’abito acquistato sul posto, nonché le corde vocali azzerate per giorni. Ma cavolo se ne è valsa la pena!

I Duran in concerto.
E siccome "certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano", capita che un paio di giorni fa, passando davanti alla tv sintonizzata per caso su DeeJay Chiama Italia, ci trovo inquadrato il bel John, ormai placido e un po' rinsecchito 52enne, in tour promozionale per la sua autobiografia, piena ahinoi di tante cose che non avremmo mai voluto leggere, ma per amore si perdona tutto!
E capita anche che la sottoscritta rimanga spiaccicata impunemente davanti/dentro lo schermo per tutto il tempo della diretta, incurante delle risatine di scherno di quanti mi stavano attorno!
Perché, quant’è vero iddio, John, questa volta mi sei sfuggito, ma, fosse l’ultima cosa che faccio nella mia vita, almeno una foto con te, come cimelio per sostenere i miei racconti da vecchia ai miei…cani (probabilmente, considerata la prole che non ho) IO L’AVRÒ!
Ever thine, ever mine, ever ours. (cit. L.V. Beethoven e Carrie e Big di Sex&TheCity).

E non abbiam bisogno di parole...! :)


P.S.: con questo post partecipo all'iniziativa Blogger We Want You di Grazia.it


martedì 11 dicembre 2012

La Terra…Madre, ci salverà!



Il meraviglioso cortile del Castello di Carovigno.
Un bel pomeriggio quello di ieri, lunedì 10 dicembre, trascorso nella suggestiva cornice del Castello Dentice di Frasso di Carovigno, che ha ospitato una conferenza internazionale sul tema “Dieta mediterranea e biodiversità: un binomio sostenibile”, nell’ambito del progetto INCOME e in occasione delle iniziative del Terra Madre Day, promosso da Slow Food in tutto il mondo ogni 10 dicembre attraverso i suoi presìdi locali.
Il progetto INCOME (International Centre of Mediterranean Gastronomy) ricade nell’ambito dell’Interreg Grecia Italia 2007-2013, programma transfrontaliero, ossia che coinvolge partners provenienti da varie zone dell’Europa: in questo caso il progetto è promosso dal comune di Ceglie Messapica in partenariato con il Comune di Carovigno, la Municipalità di Metsovo e NEA-Agenzia di sviluppo di Achaia e prevede una serie di attività finalizzate a promuovere uno sviluppo sostenibile dei territori coinvolti, attraverso la valorizzazione dei prodotti gastronomici tipici, la diffusione di una agricoltura multifunzionale, il sostegno ad un turismo alternativo, puntando sulla gastronomia del territorio quale risorsa culturale da utilizzare come vantaggio competitivo nel mercato globale. 
Si sa, Ceglie è patria del mangiar bene, ormai riconosciuta ben oltre i confini regionali!
Un momento del convegno.
Al convegno hanno portato il loro contributo, oltre ai rappresentanti ufficiali dei due comuni pugliesi e del comune di Metsovo, la direttrice del Centro Studi SlowFood Centro Studi SlowFood e il responsabile del settore Agricoltura, Alimentazione e Sviluppo rurale sostenibili del CIHEAM, mentre Andrea Cerreti del WWF Oasi ha raccontato il progetto Terre dell'Oasi, un progetto nato con l'obiettivo di produrre, trasformare e commercializzare prodotti biologici provenienti dalle Oasi del WWF e da terreni ad esse connessi. Moderava il tutto Antonello Del Vecchio, segretario nazionale SlowFood, che ha condotto anche il dibattito conclusivo, nel quale è stato tirato in ballo dal pubblico un tema scottante, quello delle mense scolastiche e della scarsa qualità di cibo sovente somministrata agli scolari, chiedendo un maggiore coinvolgimento di SlowFood a livello locale. La chiusura è toccata al direttore del Consorzio di gestione della riserva di Torre Guaceto che ha sottolineato l'importanza della rete nella realizzazione di progetti importanti, come appunto INCOME e altri che mirano alla promozione del territorio valorizzandone le eccellenze.
Al termine del convegno, gli Sbandieratori di Carovigno, che da anni “portano alta la bandiera” (stavolta anche in senso letterale!) del paese salentino in giro per il mondo, hanno dato un saggio della loro bravura nelle evoluzioni acrobatiche con vessilli, tra i quali, per l’occasione, erano stati inclusi quelli di SlowFood e di Terra Madre. 
 
Gli Sbandieratori all'opera!
Conclusa questa esibizione, nel gelido cortile interno al castello, siamo saliti nel maestoso salone al primo piano, dove l’intrattenimento è stato assicurato dalle potenti voci del gruppo Folk Nzegna e dai balli tradizionali interpretati dalle poliedriche componenti del gruppo!

Lo stemma della famiglia Dentice.
Il gruppo Folk Nzegna anima la serata.
Uno degli antichi camini.
Su una tavolata, allestita davanti all’antico e maestoso focolare, facevano bella mostra di sé i vari prodotti rappresentativi dei presìdi e delle comunità locali, con i quali la Condotta Slow Food Alto Salento aveva organizzato il buffet: la Comunità del Grano Senatore Cappelli, dei Pescatori di Torre Guaceto, dei Produttori Caseari dell’Alto Salento, del Carrubo Amele, dei Legumi della Murgia Carsica e i Presidi del Pomodoro Fiaschetto di Torre Guaceto, del Biscotto di Ceglie Messapica, del Fico Mandorlato di San Michele Salentino, della Cipolla Rossa di Acquaviva delle Fonti, del Capocollo di Martina Franca, del Caciocavallo Podolico. 

Alcuni dei prodotti rappresentativi...
La pasta prodotta col grano Senatore Cappelli.
Pomodoro Fiaschetto e Caciocavallo podolico.
Il tutto per festeggiare degnamente il Terra Madre Day, evento organizzato da Slow Food dal 2009, con eventi in ogni angolo della terra, per celebrare il cibo locale: in tutto il mondo, lo stesso giorno, si organizzano picnic comunitari, fiere gastronomiche, proiezioni di film, raduni, mercati di produttori o, semplicemente, cene tra amici per lanciare un forte messaggio collettivo sul futuro del nostro pianeta, attraverso il cibo!
E, a proposito di cibo, la degna conclusione della serata è stato un fantastico buffet in cui troneggiava ogni ben di Dio, interpretato dagli chef delle Comunità del Cibo di Terra Madre e Presìdi Slow Food locali: una goduria per gli occhi e per le papille gustative! Ma di questo vi parlerà meglio nel suo blog La Cuoca di Casa Carbotti, decisamente più esperta del settore!
Ad ogni modo, un’ottima strategia di promozione territoriale, quella che passa attraverso il cibo!

Gli ospiti alle prese con il buffet!

domenica 9 dicembre 2012

Il Simposio della scultura.


Il pubblico dell'inaugurazione
Un anno fa circa inaugurava la sede brindisina del MAP, Museo Mediterraneo dell'Arte Presente, progetto innovativo del CRACC Srl, spin off dell'Università del Salento, nell'Auditorium delle Scuole Pie e guidato dal prof. Massimo Guastella. Ieri pomeriggio ha avuto la sua presentazione ufficiale, nell'ex Chiesa S. Michele Arcangelo, il Simposio della Scultura, che diverrà una collezione permanente del Museo: alla presenza di un folto pubblico, incurante del freddo gelido, l'opening ha visto anche la realizzazione in contemporanea di una performance di body art maquillage e di alcuni interventi musicali.
Qui di seguito alcuni dei lavori che hanno catturato la mia attenzione, un po' pop, a partire dal "farbonauta" che dava il benvenuto alla mostra non appena varcata la soglia della chiesetta, passando per la "luce liquida" racchiusa in una tanica illuminata, attraversando le spighe celesti piantate in un verde giardino metaforico, per arrivare ai cartonati della storia mediatica più attuale del momento, i principi d'Inghilterra!
Farbonauta B867 di Massimo Quarta




Luce liquida di Valentina D'Andrea




Le spighe celesti di Salvatore Sava
William & Kate. Un matrimonio di cartone di David Cesaria.
Vicendevolmente: si amano l'un l'altro
di Luigi Sergi
Nike di Giuseppe Marzano
Autunno di Carmelo Conte
Per chiudere con alcune delle più evocative simbologie di autori decisamente di ispirazione più classica.

mercoledì 5 dicembre 2012

Mark Rothko e le aste multimilionarie!

“Royal Red and Blue", Mark Rothko
Le news dal mondo dell'arte delle ultime settimane mi hanno ispirato a scrivere un pezzo su questa tela di Rothko battuta all'asta da Sotheby's a una cifra da capogiro: lo trovate su Popper.tv, la nuova piattaforma online con la quale, molto piacevolmente, collaboro in maniera ironica e spassionata. Chissà che con questa modalità non si possa giungere ad interessare anche chi solitamente non segue il mondo del contemporaneo...enjoy!

lunedì 26 novembre 2012

Oh mia bela Madunina!

La madonnina imbracata!
Sembra passata un'eternità ma solo una settimana fa esatta rientravo da un bel weekend milanese, freddo quanto basta per farmi quasi perfino apprezzare l'umidità tropicale della mia Puglia al rientro, ma denso di appuntamenti e incontri da richiedere giornate almeno di 48 ore.
Così non è per cui mi sono dovuta adeguare: un'ottima pizza napoletana per cena, appena arrivata in città, alla pizzeria Vecchia Napoli (in una zona non particolarmente attraente ma ne vale la pena); un incredibile incontro con un fantastico personaggio del mondo dell'arte; un giro nel superaccessoriato negozio Max&Co. di Corso Vittorio Emanuele (non ho resistito); il fantastico musical Priscilla, la Regina del Deserto all'Arcimboldi (andateci, ve lo consiglio vivamente, farete il pieno di energia!); e, dulcis in fundo, la mostra Rubble and Revelation di Cyprien Gaillard alla Caserma 24 Maggio, della Fondazione Trussardi.

Un vecchio forno dell'ex panificio della Caserma XXIV Maggio.
Un frame del video The Lake Arches.
  
Uno dei box di Geographical Analogies.
Uno spezzone del film Real Remnants of Fictive Wars V.



Quello che non ho visto per colpa delle lunghe code, la mostra di Picasso, l'ho immaginato a modo mio: ne trovate documentazione su PopperTV!

La coda per la mostra di Picasso...
Per completezza, poi, non posso non citare un bel pranzetto a casa (e che casa!) di una cara amica.
Infine, per la rubrica "turisti per caso", a chi cercasse un posto dove alloggiare in centro e con un ottimo rapporto qualità prezzo, consiglio l' Hotel Ascot, della catena Best Western, praticamente dietro al Duomo: da lì potrete partire per tutte le escursioni che vi pare, la fermata della metro gialla Missori è a due passi!
Non c'è che dire... "Milan l'è un gran Milan"!

giovedì 15 novembre 2012

Stati generali della cultura tra fischi e proteste.




Ho seguito in streaming, pur senza potenti mezzi tecnologici, gli Stati Generali della cultura, promossi da Il Sole 24 Ore (sulla scia del Manifesto per la Cultura pubblicato mesi addietro) che si sono svolti quest’oggi a Roma nel Teatro Eliseo.
A parte il fatto che lo sport della giornata è stato un continuo “daje al ministro”, bisogna tuttavia dire che il pubblico, costituito prevalentemente da operatori del settore, quindi sicuramente inferociti per la totale non considerazione, spesso anche disprezzo della loro attività da parte delle istituzioni (e, probabilmente, anche dei comuni cittadini, che, nella migliore delle ipotesi, ritengono il loro impegno come qualcosa di attinente più “al divertimento” che non una reale attività), vessati dai tagli alla cultura e pressati da un precariato infinito, aveva molte ragioni.
Innanzitutto l’autoreferenzialità degli interventi iniziali: doveva essere una tavola rotonda, e invece ognuno aveva preparato un intervento quasi fossero delle monadi impossibilitate ad interagire tra loro. I ministri, Ornaghi incluso (che dovrebbe essere quello preposto al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) balbettanti, tranne Barca, che però si è limitato in un certo senso a scaricare colpe sul governo precedente, reo di aver millantato progetti non esistenti, in special modo sul caso Pompei, e a scoperchiare un vaso di Pandora che in realtà tutti noi del settore avevamo, come dire...sospettato? Pare infatti che nei pubblici uffici preposti alla gestione della cultura non ci sia gente in grado di scrivere progetti e, addirittura, scrivere bandi (come è stato successivamente precisato dal sempre ottimo Pier Luigi Sacco)!
Chi l’avrebbe mai detto, vero? In fin dei conti è solo un caso che l’Italia sia stata costretta finora a restituire buona parte dei fondi europei per incapacità ad utilizzarli, o no?? Ed è anche un caso che, mentre incapaci funzionari bivaccano nei ministeri, la maggior parte dei giovani competenti che si sono formati in questo settore siano spesso costretti ad emigrare per non rimanere senza lavoro in questo paese, vero?
Ad ogni modo, unico a raccogliere applausi in mattinata, il presidente Napolitano: con una lucidità che nemmeno un trentenne, ha sciorinato problemi, errori e debolezze del sistema, ma ha anche lanciato spunti propositivi. La dice lunga il fatto che in un paese come l’Italia la persona che appare più moderna sul tema cultura sia un ottuagenario…
Il pomeriggio è stato di livello decisamente superiore, grazie agli interventi (contenuti come tempi, ma densi di contenuti) di docenti, operatori e ricercatori: Emmanuele Emanuele della Fondazione Roma, che ha sottolineato la necessità di sussidiarietà dell’intervento privato sui beni pubblici; il mitico professore Pier Luigi Sacco, che, dopo aver fatto notare che solo oggi in Italia dei ministri hanno parlato di "industrie creative" (terminologia in uso nel resto del mondo da almeno vent'anni), non vuol sentir parlare di patrimonio culturale come “giacimento” da sfruttare, bensì come “capitale relazionale” che crei comportamenti; l’ottimo Walter Santagata che chiede un ministero per la cultura in toto; Guerzoni che, unico, parla di banda larga e della necessità di tutelare i progettisti culturali (!) e altri ancora che non sono riuscita a seguire attentamente, alle prese con trasposizioni varie…
A conclusione, un arrancante intervento del ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, che è apparso totalmente estraneo al contesto, pur sottolineando la necessità, già espressa da gran parte dei relatori, di curare la formazione culturale fin dalla prima infanzia, e di consentire ai giovani la sperimentazione nell’impresa culturale, accettando anche il rischio di errore.
Notazione, quest’ultima, che condivido solo in parte: ritengo infatti propedeutica alla sperimentazione in ambito culturale una buona base formativa specifica, al fine di non sperperare denaro pubblico in forme di start-up giovanili non in grado di autosostentarsi una volta conclusa la fase di lancio finanziata… (e su questo potrei aprire un capitolo a parte, ma mi fermo qui.)
Un aspetto che mi ha molto impressionato è stato il fermento sui social network, soprattutto su twitter, dove c’è stato un instancabile live twitting per tutta la durata dell’evento: a significare che, pur nelle difficoltà nelle quali versa l’ambito culturale, che spesso somiglia ad  una “nebulosa indefinita”, ci sono ancora giovani e meno giovani che credono nel valore fondante della cultura.
E, almeno questo, lascia intravedere un filo di speranza...