La copertina dell'autobiografia di John. |
Sfogliando
la mia rivista preferita, Grazia, di cui solitamente divoro tutto, ma nello specifico le pagine riservate ad Arte e Design, nella rubrica Nota Bene trovo un’intervista a quello che potrei
tranquillamente definire uno dei pilastri fondanti della mia esistenza, l’uomo
che ha popolato i miei sogni di adolescente e oltre, l’idolo di una vita, che
incarna da sempre l’IDEALE: John Taylor, bassista dei Duran Duran, wow!
Un’intera generazione di attuali quarantenni, o giù
di lì, ha vissuto sulla sua pelle l’annosa diatriba Simon-John: tra quella che
voleva sposare Simon Le Bon e la Pippa Bauda che si faceva raccomandare
per salire sul palco dell’Ariston a
conoscerlo, io non ho mai avuto dubbi, come coloro che credono nell’esistenza
di un essere superiore, per me JOHN C’È.
Che poi, sull’origine di questo amore appassionato,
io una teoria personale ce l’ho: basta andare indietro ancora oltre nel tempo
(e nello spazio) per trovare una certa somiglianza con tal Capitan Harlock,
“il pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel”, che sfrecciava tra pianeti
sconosciuti e lottava contro il male, e finiva sempre a ruotare attorno al
pianeta Venere in una profusione di sfumature rosa e fucsia… metafore a gogò,
più delle meteoriti scansate dall’astronave spaziale!
Capitan Harlock, il pirata delle galassie! |
Dall’eroe romantico,
l’uomo che non deve chiedere mai, il passo successivo porta a Terence, l'innamorato di Candy Candy, quello che più tormentata di così la storia non poteva essere!
Terence, l'amore tormentato di Candy Candy. |
La parabola in crescita si conclude con André, il
cavalier servente dell’ambigua Lady Oscar, anch’egli moro, capello lungo
scalato, aitante e, in questo caso, prono come un tappetino…
André, il cavalier servente di Lady Oscar. |
Ma è un dettaglio
che non conta, perché, nell’esegesi dell’uomo perfetto, all’alba degli 80’s
arriva la materializzazione in carne e ossa dei nostri sogni infantili,
tramutatisi in fremiti adolescenziali: John Nigel imbraccia un basso e sale su
un palco. La nostra vita non sarà mai più la stessa!
John negli anni '80. |
Metri quadri di pareti domestiche soffocate da
poster inneggianti all’essere supremo, apparizioni televisive che nemmeno la
Madonna ha un tale culto, macumbe indirizzate alla splendida Renée Simonsen,
rea di aver carpito l’amore del mito, ma… cavolo, non ho l’età e vivo in culo
al mondo, per cui un concerto me lo scordo.
Finché, solo vent’anni dopo, quando l’ardore
sembrava sopito, travolto dall’evolversi delle tendenze musicali e dagli eventi
della vita, succede che i nostri tornino alla ribalta e decidano di venire a
suonare in Italia: una nota marca di gelati, sponsor del tour, mette in palio
dei biglietti per i fortunati vincitori di un giochino scemo. Come una
ragazzina idiota inizio a giocare nella speranza di vincerne un paio e, daje
oggi e daje domani, dopo aver provato su tutte le date italiane, magicamente
compare la scritta “HAI VINTO” (maiuscolo ovviamente): due biglietti fronte-palco
sono miei!
L’urlo di gioia incontenibile arrivò
perfino… al mio vicino di scrivania (sì, lo ammetto, giocavo perfino durante le
ore lavorative...), che fortuitamente era anche il mio capo, il quale, roso dall’invidia, tentò
perfino di farsi donare i preziosi ticket. Ma niente, non li avrei ceduti
nemmeno a prezzo d’oro, figurarsi!
E così il 5 luglio 2005, sotto un acquazzone
tropicale che pareva più il diluvio universale, finalmente il sogno di vedere
il mio mito suonare a pochi metri da me si avvera. Mi è costato un viaggio a
Roma e un cambio d’abito acquistato sul posto, nonché le corde vocali azzerate
per giorni. Ma cavolo se ne è valsa la pena!
I Duran in concerto. |
E siccome "certi amori non finiscono, fanno dei giri
immensi e poi ritornano", capita che un paio di giorni fa, passando davanti alla
tv sintonizzata per caso su DeeJay Chiama Italia, ci trovo inquadrato il bel
John, ormai placido e un po' rinsecchito 52enne, in tour promozionale per la sua autobiografia,
piena ahinoi di tante cose che non avremmo mai voluto leggere, ma per amore
si perdona tutto!
E capita anche che la sottoscritta rimanga
spiaccicata impunemente davanti/dentro lo schermo per tutto il tempo della
diretta, incurante delle risatine di scherno di quanti mi stavano attorno!
Perché, quant’è vero iddio, John, questa volta mi
sei sfuggito, ma, fosse l’ultima cosa che faccio nella mia vita, almeno una
foto con te, come cimelio per sostenere i miei racconti da vecchia ai miei…cani
(probabilmente, considerata la prole che non ho)
IO L’AVRÒ!
Ever
thine, ever mine, ever ours. (cit. L.V. Beethoven e Carrie e Big di
Sex&TheCity).
E non abbiam bisogno di parole...! :) |
P.S.: con questo post partecipo all'iniziativa Blogger We Want You di Grazia.it