domenica 28 aprile 2013

Invasione compiuta!


Il costone di roccia nel quale è scavata la Cripta
Entusiasmante l'accoglienza riservata in tutta Italia all'iniziativa Invasioni Digitali: un profluvio di immagini, una valanga di racconti fotografici e non, una varietà di modi per invadere pacificamente i luoghi di cultura sono stati postati sui social network da gente di tutte le età, non solo, come era lecito attendersi, dai giovanissimi esperti di tecnologie digitali!
L'idea a quanto pare ha funzionato ed ha fatto capire innanzitutto che:
1) non è vero che la cultura e il bello non interessano a nessuno;
2) se il "pubblico" viene adeguatamente coinvolto partecipa;
3) è nato un nuovo modo di vivere e comunicare la cultura e i beni culturali.
A conferma di quanto costantemente affermato dal prof. Pier Luigi Sacco, docente di Economia della Cultura alla IULM di Milano, secondo il quale con le nuove tecnologie siamo ormai tutti produttori di cultura, la quale deve innanzitutto generare capitale sociale, e che questo capitale ci arricchisce sia in termini di qualità della vita che successivamente con le ricadute economiche che questo può comportare. 

Il gruppo in partenza.
L'arrivo a San Biagio
Racconto l'idea delle Invasioni Digitali

Oggi a San Vito dei Normanni è accaduto quello che può essere definito un piccolo miracolo: tanta gente ha percorso un bel po' di kilometri per arrivare a visitare un posto in aperta campagna, una cripta quasi sempre chiusa, che nemmeno tutti gli abitanti del posto ancora conoscono, portando con sè anche i bambini. Complice la bella giornata dalle temperature quasi estive (ma proprio per questo motivo avrebbero anche potuto decidere di andare a mare, invece hanno scelto di visitare un sito culturale) l'invasione è riuscita benissimo: abbiamo potuto ammirare i meravigliosi affreschi che tal Daniele, nel 1196, dipinse sulle pareti e sulle volte della cripta, guidati dal racconto della bravissima Alessandra che solitamente accompagna i turisti in visita al sito; abbiamo potuto godere della bellezza del paesaggio rurale nel quale il sito è immerso; ci siamo persi a rimirare la fantastica masseria Jannuzzo in evidente stato di decadenza.

Il Cristo pantocratore
I santi
La natività
La masseria di Jannuzzo
E in tutto questo abbiamo purtroppo potuto notare anche come non tutti gli interventi di restauro della cripta siano stati efficaci in quanto la guaina posta all'esterno della stessa sta aggravando la situazione interna, dove si evidenziano ormai numerose e profonde crepe; come il sistema di climatizzazione installato non troppo tempo fa, ormai non funzioni più e quindi ad ogni chiusura ed apertura della porta gli affreschi risentano degli sbalzi di temperatura...

La protezione civile luminescente!


Le crepe nel soffitto

Tutto questo ci porta inevitabilmente ad alzare il tiro (e anche la voce), per chiedere che venga immediatamente risolto questo gravissimo problema, peraltro già sottoposto all'attenzione della Sovrintendenza competente dall'amministrazione comunale.
Non possiamo permetterci di perdere nemmeno un ulteriore frammento di quello che è un autentico capolavoro di arte bizantina, conosciuto in tutto il mondo, studiato dagli studenti di storia dell'arte e presente sui testi universitari: sarebbe un delitto e non si potrebbe giustificare alcuna lacrima di coccodrillo qualora dovesse accadere qualcosa a questo inestimabile patrimonio!
Pertanto, nella speranza che oltre alla conoscenza, questa giornata abbia portato anche alla consapevolezza del bello che possediamo, non resta che mantenere alta l'attenzione e vigilare affinché non sia dimenticata un'urgenza fortissima.

La natura intorno alla cripta
Un grazie fortissimo all'assessore Nigro che ha dato immediata disponibilità e aiuto alla buona riuscita dell'evento; alle associazioni che hanno sostenuto l'iniziativa, in primis Fiab DateciStrada, in quanto primi aderenti che hanno coinvolto anche gli altri; a tutti i partecipanti arrivati anche da fuori San Vito e ai volontari della Protezione Civile che hanno garantito la sicurezza di tutti noi.
Un pezzo di torta digitale anche per voi che leggete: noi l'abbiamo fatta fuori quasi tutta!



sabato 27 aprile 2013

Le Invasioni Digitali alla Cripta di San Biagio!


La locandina dell'invasione sanvitese.

Succede che (come spesso accade in rete), qualcuno lanci un’idea, che l’idea piaccia molto e che si diffonda in maniera virale: è quanto accaduto all'iniziativa Invasioni Digitali, nata da Fabrizio Todisco, in collaborazione con la Rete di travel blogger italiani di #iofacciorete, Officina turistica, Instagramers italia e l’Associazione nazionale piccoli musei, che, con un’ottima intuizione, ha pensato bene di lanciare una pacifica invasione dei luoghi d’arte, dei musei, dei beni culturali magari non valorizzati come meriterebbero.
E l’Italia intera è stata occupata dagli invasori che, al grido di #liberiamolacultura, hanno dato il via ad un nuovo modo di rapportarsi alla cultura e ai suoi luoghi di riferimento.
Foto, video, interviste in quantità industriale sono state finora già postate sui vari social network, articoli su blog e testate online, e non solo: a quanto pare, se è forse vero che ancora in Italia con la cultura non si mangia nel senso materiale del termine, è pure vero che siamo in tanti gli affamati di cultura.
Per quanto mi riguarda, ho aderito immediatamente al manifesto delle invasioni, ma, non avendo molto tempo a disposizione, avevo inizialmente un po’ messo da parte l’idea di organizzarne una. Poi il tempo passava e vedevo che la mappa di google sulla homepage delle invasioni si riempiva sempre più di cerchietti rossi e quando ho visto che arrivavano anche qui vicino, ho avuto una sorta di “scatto d’orgoglio” e mi sono decisa: ho parlato con l’assessore competente ed ho chiesto il permesso di invadere quello che ritengo il più importante bene culturale del territorio sanvitese, la Cripta di San Biagio!
E immediatamente si sono aggregati altri gruppi, desiderosi di partecipare a questa iniziativa: le associazioni DateciStrada amici della bicicletta, Aeneis 2000, Arcobaleno, Terranostra, I396,  Bici Club San Vito dei Normanni – Team Tartarughe e la Cooperativa Paideia.
Perché San Biagio, immagino mi chiederete: perché innanzitutto, avendo studiato storia dell’arte all’università, mi è capitato di affrontare un tomo di arte bizantina per l’omonimo esame e di averci trovato dentro proprio questo meraviglioso sito, cosa che all’epoca mi aveva riempito di orgoglio campanilistico (e mi piacerebbe che come me tutti i sanvitesi fossero orgogliosi di questo bene).
Però (un però c’è sempre), non sono mai riuscita a visitarla fino a poco più di un anno fa, quando ci ho portato in visita le mamme di un progetto PON a cui stavo lavorando: quando finalmente siamo riuscite ad entrare nella grotta, ho avuto quasi una sorta di “sindrome di Stendhal” perché non mi aspettavo tanta bellezza concentrata in un luogo così piccolo!
Dopo un respiro profondo ho potuto ammirare le scene raffigurate sul soffitto e sulle pareti, Il Cristo Pantocratore che ti osserva dall’alto, le scene dell’Annunciazione, della Fuga in Egitto, della Presentazione al Tempio, dell’Ingresso di Gesù in Gerusalemme e mi sono chiesta com’è possibile che questo luogo non sia meta di un pellegrinaggio continuo di turisti.

La risposta è abbastanza facile, purtroppo, in un paese come l’Italia che possiede un numero sconfinato di beni culturali e non riesce ancora a valorizzarli come meritano, anzi spesso lascia che si deteriorino: non si studia la storia dell'arte, considerata una materia secondaria e in via di estinzione; manca una visione della cultura come motore di sviluppo sociale e, quindi, economico; manca una giusta idea della conservazione abbinata alla valorizzazione; mancano le persone giuste al posto giusto, se è vero (com'è vero) che nel settore culturale l'Italia rimanda indietro la maggior parte dei fondi europei per mancanza non di idee progettuali ma di persone che sappiano scrivere i bandi all'interno degli enti preposti!!!
Punto di partenza sarebbe quello di cambiare ottica e non considerare più i nostri beni come petrolio da consumare ma come capitale relazionale da far fruttare in tutti i settori della nostra vita e quindi anche dell'economia. 
E allora, partiamo noi dal basso: domattina andiamo ad invadere questa meraviglia italiana, fotografiamola, postiamo le nostre foto su facebook, twitter, instagram, pinterest, insieme ai tag #invasionidigitali e #CriptadiSanBiagio affinché tutto il mondo della rete sappia cosa abbiamo in casa nostra e magari qualcuno possa essere incuriosito a venire a visitarla!
L’appuntamento è alle 11 direttamente in Contrada Jannuzzo e, per chi volesse fare una pedalata, c’è un gruppo in bicicletta che si incontra nel piazzale dell’Ex Fadda alle 9,30 circa per partire insieme alle 10. Massima puntualità e buona invasione!


domenica 14 aprile 2013

Turìn in un bicerin!



Uno dei soffitti affrescati di Palazzo Barolo.

Un tempo avevo una vita da globetrotter, ma da qualche anno, complice una certa stanchezza (qualcuno direbbe a causa dell’età che avanza), mi capita di viaggiare molto meno e soprattutto per periodi di tempo limitati.
Quest’ultimo spostamento, però, li batte tutti: in sole 24 ore Torino e ritorno a casa!
Ma, nonostante la ristretta quantità di tempo, ho trovato uno scrigno di cose belle in un altrettanto ristretto spazio fisico, e voglio condividerle.
Innanzitutto, per colpa degli juventini accorsi in massa a vedere la partita di Champions della loro squadra del cuore, non avendo trovato un posto libero in alcun albergo, sono stata ospite in un pensionato di suore, la Casa della Giovane, strategicamente posizionato accanto alla meravigliosa Chiesa della Consolata, che consiglio vivamente di visitare a chiunque vada a Torino. 

La Consolata.
Di fronte alla chiesa ho trovato il posto ideale per la mia prima colazione: un locale storico, Al Bicerin, rimasto così com’era nel 1763, quando fece la sua fortuna proprio grazie alla posizione attigua al santuario, dal quale i penitenti affamati andavano a rifocillarsi con l’altrettanto storica bevanda tipica, il bicerin, appunto, a base di caffè, latte e cioccolato. 


Al Bicerin!
A duecento metri dal Bicerin si trovava la location scelta per quello che era la motivazione alla base del mio spostamento: una riunione di redazione della rivista con cui collaboro ormai da tempo, Il Giornale delle Fondazioni, che festeggiava anche il suo secondo anno di attività. 


Parte della redazione de Il Giornale delle Fondazioni.
La nostra direttrice ci ha accolto all’interno di una sede storica, un palazzo nobiliare, Palazzo Barolo, a suo tempo casa dei marchesi di Barolo, oggi sede dell’omonima Opera Pia.

Palazzo Barolo (ph. Anna Saba Didonato)
E ci ha raccontato la storia della marchesa Giulia Falletti di Barolo, nata Colbert di Malulévrier, nobildonna francese nata nel 1786 e approdata alla corte di Napoleone dove conobbe quello che sarebbe divenuto suo marito, con il quale creò quello che potremmo definire un “impero del bene”.

La Marchesa Juliette Colbert di Maulevrier
Giulia infatti è stata quella che oggi chiameremmo “innovatrice sociale”: le sue attività benefiche non si limitarono alla pura e semplice elargizione di denaro, ma andarono nella direzione di creare opportunità di vita e sviluppo per le fasce meno abbienti della popolazione torinese e per i più sfortunati. Fondò scuole per ragazze povere e figli di operai; introdusse programmi di recupero nelle carceri, portando l’arte a contatto con chi aveva necessità di essere rieducato prima di reintrodursi nella società; fondò ospedali e offrì cure ai malati di colera. Il tutto supportato dall’idea che il bello non dev’essere proprietà di pochi ma a disposizione di tutti: pertanto apriva la sua dimora, palazzo Barolo appunto, a tutti, affinché potessero godere della spinta fecondatrice della bellezza!

Le sale di Palazzo Barolo (ph. Anna Saba Didonato)
 
Decisamente non poteva esserci luogo migliore di questo per un incontro di redazione di una rivista che si occupa di cultura e innovazione attraverso l’arte!
Nella meravigliosa cornice della “sala degli specchi” anche noi abbiamo coniugato antico e contemporaneo, coccolati da delizie di pasticceria mignon che solo la città sabauda può offrire.


La Sala degli specchi. (ph. Neve Mazzoleni)
Al termine di una riunione fiume sono perfino riuscita a fare un salto dai miei amici di Fitzcarraldo, a visitare la bellissima nuova sede, dove trova posto anche Fizlab altro luogo di innovazione sociale. Ma questa è la storia di un amore che dura da anni, così come la mia passione per Torino, città mitteleuropea dal grande fermento culturale.
In attesa di tornarci, mi consolo con una confezione di gianduiotti!

domenica 7 aprile 2013

Cose belle!

Il banchetto.
A volte succedono, anche nel mio paese: l'indomita forza di volontà di un gruppo di ragazze, da tempo ormai impegnate nella cura degli animali randagi, riesce a fare miracoli! 
Finalmente questa mattina si è potuto allestire, sul piazzale della Chiesa Madre, un banchetto per la raccolta cibo e beni di prima necessità per i quattrozampe locali e, nonostante il maltempo, l'iniziativa ha funzionato.

Cibo in scatola...
Partito in sordina, grazie appunto all'impegno di singole persone molto motivate e determinate, il gruppo si sta allargando pian piano, coinvolgendo altri volontari che, con mezzi, con sostanze, anche solo con un po' di tempo e buona volontà da mettere a disposizione, stanno dando una mano a questo manipolo di volenterose.

Parte del cibo raccolto.
Il problema del randagismo è spesso sottovalutato: gli abbandoni aggravano una situazione già di per sè estremamente complessa e i canili sono ormai troppo pieni. Servirebbero serie campagnee di sterilizzazione e soprattutto servirebbe un po' di civiltà da parte di chi si disfa con facilità di animali, magari presi da piccoli per far giocare i bambini, e poi una volta divenuti troppo grandi e magari ingombranti, lasciati per strada. Dove sono purtroppo facilmente esposti ad incidenti stradali e vigliacchi atti di avvelenamento, o anche peggio.

Volontarie.
A dispetto delle previsioni, però, negli ultimi mesi abbiamo avuto la dimostrazione che c'è tanta gente sensibile al problema e che ha a cuore la sorte degli amici animali.
Avanti così: un aiuto, anche piccolo, da parte di tutti, può fare tanto!

Alcuni amici a quattrozampe passati a salutare!