Il chiostro dei Teatini, una delle sedi di ArtLab |
In uno
scampolo afoso d’estate fuori tempo massimo si è svolto, un paio di settimane fa a
Lecce, ArtLab12 Dialoghi intorno al management culturale, le
cosiddette “terme della cultura” (per usare la definizione coniata da un
habitué) che hanno visto
realizzarsi una serie di attività ripartite tra il convegno ufficiale, gli
incontri, le presentazioni di libri, la formazione e una consistente
programmazione off serale.
Per
ovvi motivi ho seguito maggiormente gli incontri organizzati da Il Giornale delle Fondazioni, che hanno affrontato molteplici tematiche di forte attualità:
le fondazioni di partecipazione e il loro impiego nella gestione del patrimonio
culturale, con testimonianze sul campo dalla Fondazione Musei Senesi e dalla Fondazione Musei Civici di Venezia; le fondazioni bancarie e l’impatto sui territori, che ha visto la partecipazione della Fondazione Banca del Monte di Foggia; il bando Funder35
che finanzierà progetti culturali progettati da giovani per i giovani; le
fondazioni d’impresa e loro modalità operative, rappresentate per l'occasione dalla Fondazione Pirelli, Fondazione Telecom, UniCredit Foudation e Fondazione per l’Innovazione del Terzo Settore.
Catterina Seia conduce il dibattito sulle fondazioni di partecipazione |
Ugo Bacchella modera l'incontro con le fondazioni bancarie |
Catterina Seia introduce le fondazioni d'impresa |
In
tutto questo sono riuscita a ritagliare del tempo per seguire l’affollatissima
presentazione dell’ultima fatica di Alessandro Bollo, Il Marketing della Cultura, edito da Carocci e introdotto da un folto gruppo di relatori d’eccezione che hanno discusso sui concetti di ascolto, partecipazione ed empatia nel rapporto con il pubblico;
e a scambiare due chiacchiere sui circuiti di giovani artisti e creativi con
Luigi Ratclif, presidente del GAI e di Piemonte Creativo.
Presentazione del libro di Alessandro Bollo |
Oltre
ovviamente alle due attività che mi hanno vista direttamente impegnata: l’intervento
nel corso CRPC per presentare il progetto Intramoenia ExtraArt nei castelli di
Puglia, per il quale sono stata coprotagonista insieme a Giusy Caroppo,
ideatrice e curatrice dello stesso; e la presentazione di Ville Ouverte, un
progetto di arte pubblica e residenze artistiche tra Viterbo e Genova, una
sorta di format esportabile, che era uno dei “progetti sotto la lente”
realizzata nella fantastica location del MUST.
Per non
dimenticare la cena di beneficenza di Slow Food, nell’atrio del MUST, con i
presidi dell’Alto Salento (giocavo in casa, diciamo) tra cui il “biscotto
cegliese” e il pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto, sapientemente accostati ai
vini della salentina Azienda Monaci di Copertino, il rosato Girofle e il rosso
Eloquenzia.
Il pomodoro "fiaschetto" di Torre Guaceto |
Il biscotto cegliese |
Il
programma di questa edizione è stato talmente ricco da risultare quasi
bulimico, ma ben strutturato e dislocato nelle varie sedi del centro cittadino:
a mio avviso il momento più alto degli incontri che ho seguito è stato l’intervento
del prof. Pier Luigi Sacco durante l’incontro su industrie culturali e creative
in relazione al contesto territoriale e sviluppo territoriale. Non poteva
esservi un’analisi più lucida e impietosa dello stato dell’arte (è davvero il
caso di dirlo) del settore culturale in Italia di quella che ha sviscerato
utilizzando metafore di facile lettura e immediata comprensione.
Il prof. Pier Luigi Sacco |
La “perla
barocca” ha risposto in maniera interessante all’evento, ma a mio avviso può
fare molto di più: interessante a tal proposito è il movimento nato in questa
occasione dall’unione di vari imprenditori, capitanati da Maurizio Guagnano di
Liberrima e dalla Fondazione Fitzcarraldo, per il potenziamento delle attività culturali come leva di sviluppo
turistico, il comitato "Cultura e Sviluppo".
Come
ogni anno si torna da ArtLab con una serie di stimoli creativi che purtroppo
spesso vengono messi a dura prova dalla realtà quotidiana di noi operatori culturali, bistrattati da un sistema che non ci tutela e figuriamoci se ci valorizza.
Ma noi andiamo avanti, sicuri che la bellezza salverà il mondo, o quantomeno lo renderà migliore!