Ero stata ad un aperitivo, ai buffet della scuola
di gastronomia, ad una cena di beneficenza realizzata con tutti i ristoratori della zona perfino, ma non avevo mai fatto un
intero pasto, per così dire, Al Fornello da Ricci, a Ceglie Messapica. Ero pertanto
molto impaziente di realizzare questo mio desiderio, soprattutto considerato
che la settimana passata avevamo provato a prenotare ma non avevamo trovato
posto (se decidete di andarci di sabato sera, vi consiglio di prenotare con una
settimana di anticipo!).
Ieri era una giornata un po’ speciale e, sfidando
le condizioni meteo poco clementi, siamo comunque riusciti ad approdare sulla
collina di Montevicoli, dove si è aperta per noi la porta di un mondo a parte:
varcata la soglia del locale è stato un po’ come varcare una soglia
spazio-temporale, dove tutto il mondo rimaneva fuori, pensieri e problemi
inclusi. Atmosfera intima e calda, luci soffuse ma non troppo, tavoli ben
distanziati tra loro così da garantire una certa intimità a ciascuno, tavola
perfettamente addobbata e personale discreto ma presente.
Il grande camino in pietra che troneggia nella sala. |
Le premesse c’erano tutte per cui ci siamo
rilassati: l’accoglienza con un rosato di negroamaro e polpettine hanno
contribuito ulteriormente.
Il menu era di quelli che piacciono a me: non
troppe opzioni, ma tutte dalle grandi aspettative, con prodotti rigorosamente a
km0 e di qualità. Ovviamente non potevamo fare a meno degli antipasti, che sono
arrivati gradualmente sulla nostra tavola e con un ordine di presentazione
impeccabile. Un tris di mousse di baccalà su letto di pane croccante, sformatino
di finocchi gratinati e “crocchetta” ripiena, ovviamente realizzati e
presentati in modo alternativo e suggestivo: sul sapore non ci esprimiamo
nemmeno, perché ovviamente era tutto delizioso.
Tris di antipasti. |
E a seguire, capocollo di Martina Franca, salame
della valle d’Itria, piatti tradizionali e della nostra tradizione contadina
come purè di fave e cipolla rossa, cicorie e cime di rape da condire con l’olio
prodotto da Cesare Fiorio nella locale Masseria Camarda, carciofi con nuvola di ricotta, grano con caciocavallo e pomodorini, e qualcos’altro che sicuramente ho
tralasciato. Il tutto accompagnato da taralli piccanti che facevano
perfettamente il paio con il rosato Five Roses
che avevamo scelto, pane cotto in forno a legna e pagnottelle.
Altri antipasti |
Come primo eravamo in tre e abbiamo scelto tutti e
tre i piatti, per non farci mancare nulla. Ve li mostro così vi stuzzico la
curiosità di provarli! Le gocce di ricotta avvolte nella semola su pesto di
zucchine e pancetta croccante sono state acclamate come il miglior primo.
I primi. |
I secondi li abbiamo saltati perché io
personalmente non mangio quasi carne e i miei due “compagni di merenda” si sono
adeguati perché ormai sufficientemente sazi e desiderosi di concentrarsi sul
dolce…
…che è stato anch’esso all’altezza delle
aspettative: la mia sfoglia con crema al limone era quanto di più delizioso,
impalpabile e friabile si potesse richiedere ad una sfoglia; la mousse di
formaggi era un cheesecake evoluto e contestualmente local e perfino il tortino
di cioccolato aveva una sua particolarità distintiva nella ganache al
cioccolato bianco che lo affiancava. Peccato solo che per la voglia di assaggiarli che avevamo...ci siamo dimenticati di fotografarli!
Per chiudere un limoncello fatto in casa
accompagnato da piccole frolle, cioccolato e gelatine e un buon caffè (è buono
perfino il decaffeinato che la sottoscritta ha sperimentato per evitare di
rimanere sveglia tutta la notte a contare le pecorelle).
Stavamo così bene che siamo rimasti a chiacchierare
per un tempo indefinito con una sensazione di sospensione dalla realtà…
D’altro canto sono anni che il locale continua a
ricevere la stella Michelin e i motivi ci sono tutti!
La prossima volta ho deciso che chiederò a Vinod Sookar,
lo chef mauriziano, marito di Antonella Ricci, di farmi provare un piatto della cucina
mauriziana, magari con contaminazioni locali: sono molto curiosa…
Alla prossima, quindi!