Uno dei soffitti affrescati di Palazzo Barolo. |
Un tempo avevo una vita da
globetrotter, ma da qualche anno, complice una certa stanchezza (qualcuno
direbbe a causa dell’età che avanza), mi capita di viaggiare molto meno e
soprattutto per periodi di tempo limitati.
Quest’ultimo spostamento, però,
li batte tutti: in sole 24 ore Torino e ritorno a casa!
Ma, nonostante la ristretta quantità
di tempo, ho trovato uno scrigno di cose belle in un altrettanto ristretto spazio
fisico, e voglio condividerle.
Innanzitutto, per colpa
degli juventini accorsi in massa a vedere la partita di Champions della loro
squadra del cuore, non avendo trovato un posto libero in alcun albergo, sono
stata ospite in un pensionato di suore, la Casa della Giovane, strategicamente
posizionato accanto alla meravigliosa Chiesa della Consolata, che
consiglio vivamente di visitare a chiunque vada a Torino.
Di fronte alla chiesa ho
trovato il posto ideale per la mia prima colazione: un locale storico, Al Bicerin, rimasto così com’era
nel 1763, quando fece la sua fortuna proprio grazie alla posizione attigua al
santuario, dal quale i penitenti affamati andavano a rifocillarsi con l’altrettanto
storica bevanda tipica, il bicerin, appunto, a base di caffè, latte e
cioccolato.
Al Bicerin! |
A duecento metri dal Bicerin
si trovava la location scelta per quello che era la motivazione alla base del
mio spostamento: una riunione di redazione della rivista con cui collaboro
ormai da tempo, Il Giornale delle Fondazioni, che festeggiava anche il suo secondo anno di attività.
Parte della redazione de Il Giornale delle Fondazioni. |
La nostra direttrice ci ha accolto
all’interno di una sede storica, un palazzo nobiliare, Palazzo Barolo, a suo
tempo casa dei marchesi di Barolo, oggi sede dell’omonima Opera Pia.
Palazzo Barolo (ph. Anna Saba Didonato) |
E ci ha raccontato la storia
della marchesa Giulia Falletti di Barolo, nata Colbert di Malulévrier,
nobildonna francese nata nel 1786 e approdata alla corte di Napoleone dove
conobbe quello che sarebbe divenuto suo marito, con il quale creò quello che
potremmo definire un “impero del bene”.
La Marchesa Juliette Colbert di Maulevrier |
Giulia infatti è stata
quella che oggi chiameremmo “innovatrice sociale”: le sue attività benefiche
non si limitarono alla pura e semplice elargizione di denaro, ma andarono nella
direzione di creare opportunità di vita e sviluppo per le fasce meno abbienti
della popolazione torinese e per i più sfortunati. Fondò scuole per ragazze
povere e figli di operai; introdusse programmi di recupero nelle carceri,
portando l’arte a contatto con chi aveva necessità di essere rieducato prima di
reintrodursi nella società; fondò ospedali e offrì cure ai malati di colera. Il
tutto supportato dall’idea che il bello non dev’essere proprietà di pochi ma a
disposizione di tutti: pertanto apriva la sua dimora, palazzo Barolo appunto, a
tutti, affinché potessero godere della spinta fecondatrice della bellezza!
Le sale di Palazzo Barolo (ph. Anna Saba Didonato) |
Decisamente non poteva
esserci luogo migliore di questo per un incontro di redazione di una rivista
che si occupa di cultura e innovazione attraverso l’arte!
Nella meravigliosa cornice
della “sala degli specchi” anche noi abbiamo coniugato antico e contemporaneo,
coccolati da delizie di pasticceria mignon che solo la città sabauda può
offrire.
La Sala degli specchi. (ph. Neve Mazzoleni) |
Al termine di una riunione
fiume sono perfino riuscita a fare un salto dai miei amici di Fitzcarraldo,
a visitare la bellissima nuova sede, dove trova posto anche Fizlab altro luogo di
innovazione sociale. Ma questa è la storia di un amore che dura da anni, così
come la mia passione per Torino, città mitteleuropea dal grande fermento
culturale.
In attesa di tornarci, mi
consolo con una confezione di gianduiotti!
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