domenica 14 aprile 2013

Turìn in un bicerin!



Uno dei soffitti affrescati di Palazzo Barolo.

Un tempo avevo una vita da globetrotter, ma da qualche anno, complice una certa stanchezza (qualcuno direbbe a causa dell’età che avanza), mi capita di viaggiare molto meno e soprattutto per periodi di tempo limitati.
Quest’ultimo spostamento, però, li batte tutti: in sole 24 ore Torino e ritorno a casa!
Ma, nonostante la ristretta quantità di tempo, ho trovato uno scrigno di cose belle in un altrettanto ristretto spazio fisico, e voglio condividerle.
Innanzitutto, per colpa degli juventini accorsi in massa a vedere la partita di Champions della loro squadra del cuore, non avendo trovato un posto libero in alcun albergo, sono stata ospite in un pensionato di suore, la Casa della Giovane, strategicamente posizionato accanto alla meravigliosa Chiesa della Consolata, che consiglio vivamente di visitare a chiunque vada a Torino. 

La Consolata.
Di fronte alla chiesa ho trovato il posto ideale per la mia prima colazione: un locale storico, Al Bicerin, rimasto così com’era nel 1763, quando fece la sua fortuna proprio grazie alla posizione attigua al santuario, dal quale i penitenti affamati andavano a rifocillarsi con l’altrettanto storica bevanda tipica, il bicerin, appunto, a base di caffè, latte e cioccolato. 


Al Bicerin!
A duecento metri dal Bicerin si trovava la location scelta per quello che era la motivazione alla base del mio spostamento: una riunione di redazione della rivista con cui collaboro ormai da tempo, Il Giornale delle Fondazioni, che festeggiava anche il suo secondo anno di attività. 


Parte della redazione de Il Giornale delle Fondazioni.
La nostra direttrice ci ha accolto all’interno di una sede storica, un palazzo nobiliare, Palazzo Barolo, a suo tempo casa dei marchesi di Barolo, oggi sede dell’omonima Opera Pia.

Palazzo Barolo (ph. Anna Saba Didonato)
E ci ha raccontato la storia della marchesa Giulia Falletti di Barolo, nata Colbert di Malulévrier, nobildonna francese nata nel 1786 e approdata alla corte di Napoleone dove conobbe quello che sarebbe divenuto suo marito, con il quale creò quello che potremmo definire un “impero del bene”.

La Marchesa Juliette Colbert di Maulevrier
Giulia infatti è stata quella che oggi chiameremmo “innovatrice sociale”: le sue attività benefiche non si limitarono alla pura e semplice elargizione di denaro, ma andarono nella direzione di creare opportunità di vita e sviluppo per le fasce meno abbienti della popolazione torinese e per i più sfortunati. Fondò scuole per ragazze povere e figli di operai; introdusse programmi di recupero nelle carceri, portando l’arte a contatto con chi aveva necessità di essere rieducato prima di reintrodursi nella società; fondò ospedali e offrì cure ai malati di colera. Il tutto supportato dall’idea che il bello non dev’essere proprietà di pochi ma a disposizione di tutti: pertanto apriva la sua dimora, palazzo Barolo appunto, a tutti, affinché potessero godere della spinta fecondatrice della bellezza!

Le sale di Palazzo Barolo (ph. Anna Saba Didonato)
 
Decisamente non poteva esserci luogo migliore di questo per un incontro di redazione di una rivista che si occupa di cultura e innovazione attraverso l’arte!
Nella meravigliosa cornice della “sala degli specchi” anche noi abbiamo coniugato antico e contemporaneo, coccolati da delizie di pasticceria mignon che solo la città sabauda può offrire.


La Sala degli specchi. (ph. Neve Mazzoleni)
Al termine di una riunione fiume sono perfino riuscita a fare un salto dai miei amici di Fitzcarraldo, a visitare la bellissima nuova sede, dove trova posto anche Fizlab altro luogo di innovazione sociale. Ma questa è la storia di un amore che dura da anni, così come la mia passione per Torino, città mitteleuropea dal grande fermento culturale.
In attesa di tornarci, mi consolo con una confezione di gianduiotti!

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